Cosa dico a mio figlio? E quando?

Il 20 febbraio sono stato ospite di Padri eterni, una trasmissione su Radio 24 dedicata alla paternità e a quello che ci gira intorno. Non perché hanno invitato me, ma è davvero una bella trasmissione, con pochi fronzoli e molto pragmatica. L’approccio di Federico Taddia e Matteo Bussola, i due conduttori, lo sintetizzerei così: fare i padri è bellissimo, ma è anche dannatamente complicato. Parliamone.

L’occasione per invitarmi è stata l’uscita di Più idioti dei dinosauri e tra le cose che mi hanno chiesto Federico e Matteo c’è stata questa: come reagisce tuo figlio, quando parlate di cambiamento climatico? Ho traccheggiato, perché di cambiamento climatico, Cosimo e io, ancora non abbiamo parlato. O meglio, ancora non ne abbiamo parlato nei modi espliciti in cui ne parlo nel libro. E non so quando e come lo farò.

Certo, mio figlio e io commentiamo il caldo che c’è, soprattutto in questi mesi invernali. Notiamo preoccupati che sono tre mesi che non piove. Quando a geografia studia le fasce climatiche ragioniamo sul fatto che quella situazione lì, quella raccontata sui libri, non è definita una volta per tutte, sta cambiando.

Però – mi dico – non ha ancora dieci anni mio figlio. Davvero dovrei parlargli delle difficoltà che la crisi climatica potrebbe sbattergli in faccia tra qualche anno? Non è una domanda retorica, non ho la risposta.

Ma vedo quanto sono consapevoli ragazzə poco più grandə di lui, adolescenti o poco più che di crisi climatica ne sanno molto più di me. Ragazzə che, capito come stanno le cose, sono preoccupatə.

Sarà così anche per mio figlio? Questione di quattro-cinque anni e avrà chiarezza su quanto la crisi climatica gli romperà le scatole? Se sì, posso e devo fare qualcosa, per fare in modo che questo passaggio non sia troppo traumatico?

Per il momento, pilatescamente, attendo. A sette anni ha conosciuto il lockdown da pandemia, ora ne ha nove e sta ancora in classe con la mascherina. Meglio aspettare un po’.

E comunque adesso c’è la guerra il che mi fa pensare che, forse, il problema non è solo mio. Forse sono tante le persone che non vogliono parlare di crisi climatica perché fino a poco tempo fa sono state angosciate dal covid e adesso sono angosciate dalla guerra anche se, per via della faccenda del gas russo, qualche collegamento tra questa guerra e l’emergenza climatica c’è.

In una vignetta delle Peanuts Charlie Brown dice che «il segreto della vita è sostituire una preoccupazione con un’altra». Pandemia e guerra non sono ‘preoccupazioni’, sono tragedie. Ma gareggiano nel contendersi la nostra attenzione e il turno della crisi climatica, nel pretendere la nostra angoscia, sembra non sia ancora arrivato.

Il problema, comunque, non si risolve ma nemmeno si rimanda. Di questa guerra, mio figlio e io, come ne possiamo parlare? Qualche risposta la trovo di nuovo in una puntata di Padri eterni, quella del 27 febbraio, in cui interviene anche la responsabile dei progetti educativi di Emergency. L’ascolto, ma mi viene da pensare, per quanto mi riguarda, che il segreto della vita, forse, è sostituire una sensazione di inadeguatezza con un’altra.

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