Bisognava pensarci prima

Mi bastano i pochi minuti quotidiani di Cecilia Sala. Mi Bastano le foto pubblicate da Il Post, come quella in cui un padre che resta a combattere, passa il figlio alla madre, al di là di una cancellata.

Non mi bastano per capire – per quello non so cosa serva – mi bastano per far apparire il resto irrilevante e  farmi sentire impotente. Eppure, impotente o meno, mi unisco allə tantə che sulla criminale aggressione dell’Ucraina scrivono, dicono la loro. Come se avessi da spiegare qualcosa di determinante, come se avessi trovato il modo di giustificare quello che continuo a fare.

C’è un popolo aggredito, ci sono case, scuole e asili bersagliati, ci sono bambini uccisi.

Ma continuo con la mia vita fatta di famiglia, lavoro, sostegno al libro che ho scritto ed è uscito da poco. Vorrei dare un senso a questo andare avanti, dire che può contribuire a migliorare questa situazione. Ma in realtà solo una cosa mi sembra chiara: “bisognava pensarci prima”.

Vorrei che quei politici europei che sino a ieri hanno osannato la figura di Vladimir Putin scomparissero dalla scena pubblica. Ma vorrei seguissero la stessa sorte anche le persone che hanno messo la politica energetica del nostro paese nelle mani di un dittatore sanguinario.

Dieci anni fa il 27% del gas che utilizzavamo proveniva  dalla Russia. Adesso siamo al 45% (*). Eppure, dieci anni fa il regime di Putin aveva già massacrato migliaia di persone in Cecenia. Aveva già aggredito la libertà di pensiero e di stampa nel suo paese. Chi ha voluto aumentare – anziché diminuire fino a zero – la dipendenza dell’Italia da questi criminali?

«Forse la soluzione c’era o ci sarebbe stata facendo delle cose non adesso, ma qualche anno fa», dice Francesco Costa nella puntata di Morning del 2 marzo scorso.

Forse, dico anche io, devo trovare le cose da fare per non ritrovarci di nuovo a dire ‘bisognava pensarci prima’. Forse è l’unico modo sensato per affrontare la situazione. Se è così, pretendere da chi ci governa di mettere seriamente mano alla transizione ecologica, togliendo di mezzo ostacoli burocratici, smettendola di farsi condizionare da chi ancora vorrebbe fare soldi con gas e petrolio, è delle cose da fare.

Per non trovarci, di nuovo, tra pochi anni, a maledire la nostra dipendenza da risorse nelle mani di dittatori e criminali e un clima completamente fuori controllo.

* * *

Ci sono tante associazioni che stanno aiutando i profughi e le vittime di guerra. Io ho scelto di fare una donazione a We World, che è attiva in Ucraina, tramite un’associazione partner tedesca, dal 2004.

(*) quanto sia importante il gas naturale, nel produrre l’energia elettrica del nostro paese, lo si vede dai dati del Gestore Servizi Energetici, in questa tabella. In sintesi: siamo al 43%. Poco meno della metà, dunque, arriva dalla Russia. Detta ancora più semplice, 2 kwh su 10 – circa, eh? – li compriamo da Putin.

2 comments

  • […] E comunque adesso c’è la guerra il che mi fa pensare che, forse, il problema non è solo mio. Forse sono tante le persone che non vogliono parlare di crisi climatica perché fino a poco tempo fa sono state angosciate dal covid e adesso sono angosciate dalla guerra anche se, per via della faccenda del gas russo, qualche collegamento tra questa guerra e l’emergenza climatica c’è. […]

    • Ciao Gianni e grazie! Sono assolutamente disponibile per venire da voi, e ti ringrazio molto!

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